DETOURISM: IL GHETTO EBRAICO DI VENEZIA
Segnalazioni | Autore: Lo staff della Su e Zo

Oggi, nella Giornata della Memoria, ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto, è dedicato al Ghetto ebraico di Venezia il post tratto da “Detourism: La newsletter di Venezia”, la newsletter dell’Ufficio Turismo del Comune di Venezia. Buona lettura!

Il Ghetto ebraico di Venezia: le origini, la storia e le curiosità

Il Ghetto di Venezia è il quartiere ebraico più antico d’Europa, istituito dalla Serenissima il 29 marzo 1516. La parola “ghetto”, oggi di uso internazionale, deriva dal fatto che, nel luogo in cui gli ebrei veneziani furono costretti a risiedere, vi erano anticamente delle fonderie, “geti” in veneziano. Infatti l’antico termine veneziano “gèto” corrisponde all’italiano “getto”, cioè gettata di metallo fuso. Oggi il Ghetto è un vivo e frequentato rione della città, nel sestiere di Cannaregio, dove le cinque sinagoghe e il Museo Ebraico raccontano le tradizioni della storica comunità ebraica di Venezia.

Per quasi tre secoli, dal 1516 al 1797, il Ghetto di Venezia è stata un’area della città chiusa e gli ebrei non potevano abitare al di fuori dei suoi confini. Robusti cancelli chiudevano i due ingressi del Campo del Ghetto Nuovo e ogni sera gli abitanti dovevano rientrare e rimanere rinchiusi fino al mattino successivo. Con la caduta della Repubblica e l’avvento di Napoleone furono eliminate le discriminazioni nei confronti degli ebrei. Le porte del ghetto furono tolte così come l’obbligo di residenza. Oggi si accede al ghetto attraverso tre ponti, ma in passato ve ne erano solo due: quello che conduce al rio della Misericordia non esisteva. Negli stipiti in pietra del sottoportico che conduce al Ghetto Vecchio rimangono ancora i segni dove si trovavano i cardini delle porte e dei cancelli che venivano richiusi al tramonto.

Scopri di più sul Ghetto di Venezia sul sito web del Museo Ebraico di Venezia!

[fonte: La newsletter di Venezia, N° 41/2020 del 30.10.2020]
[picture by Adriano – Own work, CC BY-SA 3.0]


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