Itinerario Culturale 2023

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Itinerario culturale “Su e Zo per i Ponti” 2023
Percorsi dell’artigianato e della creatività veneziani

a cura del Servizio Turismo Sostenibile della Città di Venezia
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Se Venezia ha un’unica piazza, che tutti conoscono, (la celeberrima piazza San Marco), sono una miriade i campi e i campielli disseminati in tutti i sestieri, da sempre anima pulsante della città. Qui i bambini giocano, gli artigiani lavorano in atelier e botteghe, le persone si incontrano ai tavolini dei caffè, e le bancarelle dei mercati aprono alle prime luci dell’alba.

Con questo itinerario ci addentriamo nei campi dei sestieri di Venezia (proseguendo fino alle isole della Giudecca, di Murano e del Lido), alla scoperta delle tante bellezze storiche e artistiche e insieme dell’artigianato e della creatività veneziani. Si tratta di una passeggiata nei luoghi della Venezia più conosciuta e di quella lontana dai classici percorsi, occasione perfetta per incontrare gli artigiani al lavoro, depositari di un sapere antico tramandato da generazioni. Sono maestri battiloro, vetrai, remèri, sarte, orafi, mascherai, artiste delle perle di vetro, incisori e stampatori, calzolai, restauratrici, pasticceri, modiste e altri ancora.

Le tappe dell’itinerario fanno parte dei dieci “Percorsi dell’artigianato e della creatività veneziani”, realizzati dalla Città di Venezia nell’ambito dell’azione pilota del Progetto Europeo S.LI.DES – Smart strategies for sustainable tourism in LIvely cultural DEStinations, finanziato dal Programma Interreg Italia-Croazia. Ciascun percorso porta alla scoperta di tre diverse botteghe artigianali, dalle perle di vetro alle maschere, dalle incisioni artistiche all’antica arte della foglia d’oro.

Scopri tutti gli itinerari per esplorare una Venezia diversa promossi dalla campagna di sensibilizzazione #EnjoyRespectVenezia della Città di Venezia. Adotta comportamenti consapevoli e rispettosi del patrimonio culturale e naturale di Venezia e della sua laguna, sito tutelato dall’UNESCO.

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CAMPO DEL GHETTO NOVO, CANNAREGIO

Con oltre 500 anni di storia, il Ghetto di Venezia è considerato il più antico d’Europa e uno dei primi al mondo. È un luogo di grande fascino, ancora oggi sede della Comunità ebraica di Venezia: a renderlo unico sono le cinque splendide sinagoghe, invisibili dall’esterno ma riccamente decorate all’interno, e il Museo ebraico, primo d’Italia (attualmente in restauro).
Il Ghetto Novo è il campo centrale dove per secoli si è svolta per la maggior parte la vita quotidiana degli ebrei veneziani. Si presenta tuttora come un’isola, collegata al resto della città soltanto attraverso tre ponti. Spetta infatti proprio ai veneziani aver diffuso la parola “Ghetto”, che deriverebbe dal nome dato all’isola dove per la prima volta furono confinati gli ebrei, sede in origine di fonderie, “geti” in veneziano.
Oggi sul Campo del Ghetto Novo si affacciano le tre sinagoghe più antiche del Ghetto – la Scola Grande Tedesca, la Scola Cantòn e quella Italiana – botteghe e locali kosher, la casa di riposo israelitica, oltre alle caratteristiche case-torri, sviluppate in altezza fino a nove piani, veri e propri grattacieli del Cinquecento!
Per quasi tre secoli, dal 1516 al 1797, il Ghetto di Venezia era un’area della città chiusa e gli ebrei non potevano abitare al di fuori dei suoi confini. Robusti cancelli chiudevano gli ingressi del Ghetto e ogni sera gli abitanti dovevano rientrare e rimanere rinchiusi fino al mattino successivo.
Uscendo dal campo attraverso il Ponte de Gheto Vechio, si prosegue dritto fino al Campiello delle Scuole. Qui si incontrano le due sinagoghe sefardite, la Scola Levantina e quella Spagnola, in stile barocco. Sono le uniche sinagoghe attualmente aperte al pubblico, visitabili con tour guidati. Informazioni e orari sul sito www.ghettovenezia.com.

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CAMPO SANTA MARIA MATER DOMINI, SANTA CROCE

In questo campo, pieno di atmosfera, il tempo sembra essersi fermato al Medioevo. Le architetture degli edifici che vi si affacciano risalgono infatti al Duecento e al Trecento, e la maggior parte delle botteghe che vi si trovano – tra cui l’antica tipografia, il gioielliere e l’atelier di maschere – sono ospitate negli originali palazzi dell’epoca.

Si possono infatti scorgere qui alcuni degli esempi meglio conservati dell’antica casa-fondaco veneziana, abitazione tipica dei mercanti e insieme magazzino per le merci. Se attraverso i secoli gli stili mutano, la struttura delle case-fondaco rimane invariata. La facciata è tripartita: la parte centrale, aperta da un’ariosa polifora, corrisponde al portego interno, una sorta di show room dove si esponevano le merci e si negoziava. Le parti laterali, meno finestrate, corrispondono invece alle stanze per abitare. Un tempo erano anche caratterizzate da due torrette, le cosiddette torreselle, oggi ancora visibili al Fondaco dei Turchi. Il piano terra era adibito a magazzino, mentre nel mezzanino erano allocati gli uffici; le piccole finestre del piano attico corrispondono a quelle che erano le abitazioni dei dipendenti e dei domestici.
In Campo Santa Maria Mater Domini si trova un esempio duecentesco di casa-fondaco in Ca’ Zane, caratterizzato dall’originale tetto sporgente, che non fu più costruito a partire dal 1291 dopo le leggi promulgate per contenere gli incendi in città. La facciata di Ca’ Zane infatti mantiene ancora nella parte più antica il tetto aggettante, oltre alla bella polifora, le patere e le croci veneto-bizantine duecentesche; le parti ricostruite successivamente non hanno più il tetto sporgente. Di fronte si nota un altro esempio di casa-fondaco in stile gotico trecentesco e in fondo al campo una interessante casa della stessa epoca e del medesimo stile, ma con la polifora del secondo piano nobile ristrutturata in epoca rinascimentale.

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CAMPO DI RIALTO, SAN POLO

Il Campo di Rialto, ancora oggi sovrastato dalle cinquecentesche Fabbriche Vecchie, costruite su progetto dello Scarpagnino, un tempo sede degli addetti al commercio, alla navigazione e all’Annona, è il luogo dove sorge l’antichissima chiesa di San Giacometo di Rialto.
Secondo la tradizione è la chiesa più antica di Venezia, fondata nell’anno 421 d.c. Il doge la visitava annualmente il Giovedì Santo a ricordo delle indulgenze concesse dal Papa Alessandro III nel 1177. Nel corso dei secoli la chiesa fu varie volte ricostruita, sfuggì a un terribile incendio che devastò gran parte del vicino mercato e infine restaurata nel 1531: San Giacometo fu sempre considerata la chiesa ad uso dei mercanti.
Dalla parte opposta del campo si trova la Colonna del Bando, un antico tronco di colonna in porfido: da qui si leggevano i proclami, i bandi e le condanne. A fianco della colonna sorge una statua, conosciuta dai veneziani come Gobbo di Rialto: ritrae un uomo inginocchiato che sulla schiena sostiene la scala utilizzata dai bardi per raggiungere la sommità della colonna.
Si entra quindi nel Porticato del Banco Giro, dove un tempo si riunivano i mercanti per le contrattazioni d’affari: il nome viene dalla banca circolante di credito, detta appunto “Banco Giro”, istituita da aristocratici mercanti nel XII secolo e passata sotto il controllo dello Stato veneziano nel 1585.

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CAMPO SAN GIORGIO DEI GRECI, CASTELLO

È il cuore dell’antico quartiere della comunità greca, parte integrante della città di Venezia fin da tempi antichissimi. Dopo la caduta di Costantinopoli, in particolare, si accresce notevolmente la presenza dei Greci a Venezia, tanto che il Governo della Serenissima concede alla popolazione greca di riunirsi in una confraternita secolare: era il 28 novembre del 1498 quando il Consiglio dei Dieci li autorizzò a costituire la Comunità dei Greci Ortodossi o Scuola Greca, il cui scopo consisteva nella beneficenza e assistenza reciproca.
Tra il 1539 e il 1573 la Scuola Greca costruisce la splendida Chiesa di San Giorgio dei Greci, di culto Greco Ortodosso, oggi sede dell’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta. Come nelle altre chiese di rito orientale, anche a San Giorgio dei Greci lo spazio interno è diviso dall’iconostasi, quasi una parete che separa i fedeli dagli officianti. Quella della Chiesa di San Giorgio dei Greci, in marmo, è coperta da icone realizzate per la maggior parte dall’artista cretese del Cinquecento Michele Damaskinos, un tripudio d’oro e policromia. La chiesa è ricca di opere d’arte: su tutte spicca l’icona del Cristo Pantocratore, citata anche da Goethe per la sua straordinaria bellezza. Accanto alla Chiesa, facilmente riconoscibile anche da lontano per il campanile fortemente pendente, si trova la Scoletta di San Nicolò, elegante edificio risalente alla fine del Seicento, opera di Baldassare Longhena. Qui è ospitato il Museo delle icone bizantine e post-bizantine, unico nel suo genere in Europa. Nel 1953, infatti, l’antica Comunità dei Greci Ortodossa di Venezia trasferisce tutti i propri beni – tra cui la collezione di icone e manoscritti antichi – allo Stato Greco, che fonda l’Istituto Ellenico di studi bizantini e postbizantini, l’unico istituto di ricerca greco all’estero.

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CAMPO SANTO STEFANO, SAN MARCO

Campo Santo Stefano è uno dei più ampi di Venezia, tanto che qui, nel 1802, si corse l’ultima “caccia al toro”, un gioco di antichissima tradizione, risalente ai tempi della fondazione della città, che pare fosse stato importato da Creta. Dal 1882, al centro del campo si erge la statua del letterato e filosofo Niccolò Tommaseo, patriota del Risorgimento.
Campo Santo Stefano prende il nome dalla chiesa gotica che ne delimita l’estremità meridionale, costruita dai frati Agostiniani nei primi decenni del Quattrocento (secondo alcuni studiosi, ma la datazione è incerta), una delle più importanti chiese conventuali della città. Caso unico a Venezia, parte del presbiterio e dell’abside di questa chiesa poggiano su un ponte in pietra, sotto il quale scorre il Rio del Santissimo, l’unico canale sotterraneo di Venezia, navigabile solo con la bassa marea!
La particolarità della Chiesa di Santo Stefano è il soffitto a “carena di nave”, tipico anche di altre chiese gotiche di Venezia. Al centro della navata principale si trova la tomba del doge Francesco Morosini, detto “il Peloponesiaco”, eroe della Repubblica caduto nel 1694 in una battaglia nel Mar Nero contro i turchi.
Campo Santo Stefano è circondato da molti palazzi di pregio, antiche dimore di alcune delle più illustri famiglie patrizie veneziane, come il palazzo Loredan (civico 2945) di stile rinascimentale, oggi sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti; il seicentesco palazzo Morosini (civico 2802), un tempo dimora del doge Francesco Morosini, e il gotico palazzo Barbaro, che si affaccia sul Canal Grande. Tra questi ultimi due palazzi si trova il palazzo Pisani, il più imponente palazzo patrizio della città, secondo per dimensioni solo a Palazzo Ducale: la sua è la terrazza più alta di Venezia, visitabile con tour guidati. Maggiori informazioni per la visita su https://www.veniceontop.com/visita-il-conservatorio/. Il palazzo fu eretto agli inizi del Seicento, su volere di Alvise Pisani al suo ritorno a Venezia dopo la permanenza a Versailles come ambasciatore della Repubblica. Oggi è sede del Conservatorio di Musica Benedetto Marcello.

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CAMPO SAN TROVASO, DORSODURO

Rispetto ad altri campi di Venezia, quello di San Trovaso si distingue per la sua pianta insolita: sul lato che costeggia il rio una piccola area è a prato, mentre il lato meridionale del campo, dove è posizionata al centro una grande vera da pozzo rinascimentale, conserva il caratteristico rialzo che conteneva la cisterna sotterranea per l’acqua piovana, un tempo utilizzata per alimentare il pozzo. Per secoli infatti i pozzi, oggi non più in uso, hanno assicurato l’approvvigionamento di acqua dolce ai veneziani grazie a un ingegnoso sistema per la raccolta e il filtraggio dell’acqua piovana.
Sul campo si affaccia l’antica Chiesa di San Trovaso, che prende il nome dalla contrazione di Gervasio e Protasio. Presenta due facciate quasi identiche, una rivolta verso il lato meridionale del campo e l’altra verso il rio; è stata completamente riedificata alla fine del Cinquecento secondo modi palladiani. In passato, la chiesa era terreno comune dei Nicolotti e dei Castellani, fazioni popolari della città tra loro rivali. Il doppio ingresso serviva per tenere separate le due fazioni quando entravano in chiesa in occasione di festività, onde evitare lo scatenarsi di risse.
L’interno della chiesa conserva alcune tele del Tintoretto, tra cui un’ Ultima Cena del 1556. Bellissimo il San Crisogono a cavallo di Giambono, del XV secolo.
Sul campo sorge anche lo squero di San Trovaso, risalente al Seicento, uno tra i più antichi cantieri tradizionali di Venezia ancora in attività, dove si costruiscono e riparano le gondole e ogni altra imbarcazione a remi tipica della laguna. È uno splendido esempio di squero che ha conservato intatto il suo fascino originale, con le tese per il ricovero delle barche e lo spiazzo in terra battuta, digradante verso l’acqua, per il varo delle imbarcazioni. La particolarità di questo squero è che le case delle maestranze – carpentieri e falegnami che provenivano dal Cadore – ricordano molto le loro abitazioni d’origine. In passato ce n’erano a centinaia di squeri a Venezia: con il passare del tempo, l’Arsenale, enorme cantiere della Serenissima, ha assorbito la maggior parte dell’industria navale, mentre gli squeri si sono man mano specializzati nella fabbricazione delle gondole. Lo squero di San Trovaso si può visitare su prenotazione, maggiori informazioni su http://www.squerosantrovaso.com/.
Di fronte allo squero, dalla parte opposta del rio di San Trovaso, si scorge il Palazzo Barbarigo Nani Mocenigo, edificio quattrocentesco in stile gotico, dove nacquero i due dogi Marco e Agostino Barbarigo. A fianco della chiesa, ai piedi del ponte di San Trovaso, si trova Ca’ Brass, dal nome del pittore Italico Brass – nonno del regista Tinto Brass – che ha commissionato l’edificio intorno al 1925; sulle sue facciate sono incastonate numerose patere in marmo che rappresentano animali e stemmi, mascheroni e, all’angolo, un altorilievo raffigurante un uomo silvano, il cosiddetto “salvadego”. Posta alla base della canna fumaria, la “piera da camin” raffigurante un fabbro intento a lavorare con incudine e martello e a fianco un bimbo che tiene in mano una freccia, probabilmente il dio Vulcano e Cupido.

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CAMPO DEI MORI, CANNAREGIO

Campo dei Mori è uno dei tanti luoghi di Venezia legati a misteri e leggende. Qui sono ancora oggi visibili le statue dei tre fratelli Mastelli Rioba, Sandi e Afani e di un loro servitore: erano ricchissimi mercanti greci provenienti dalla Morea (cioè dal Peloponneso), chiamati appunto “Mori” dai Veneziani. Commerciavano in seta e spezie e avevano la fama di essere spietati truffatori. Si racconta che, nel tentativo di raggirare una donna che aveva investito i suoi risparmi in un progetto che i tre fratelli le avevano proposto come un vero affare, Rioba, per rassicurarla, le disse: “Possa la nostra mano divenir pietra se non diciamo il vero!”. La donna, in realtà, era Santa Maddalena, e così i mercanti, secondo la tradizione popolare, furono trasformati in statue, in seguito incastonate nel palazzo dove abitavano.
La statua di Rioba, la più famosa tra tutte le statue di Campo dei Mori, nell’Ottocento perse il naso, sostituito così da un pezzo di ferro. Si dice che il naso di Sior Rioba, come lo chiamano i Veneziani, porti fortuna a chiunque lo tocchi! Intorno al 1840 Sior Antonio Rioba si trovò a prestare il proprio nome a una rivista satirica antiaustriaca: come la statua del Pasquino a Roma, era infatti una “statua parlante”, vi si potevano affiggere bigliettini anonimi con feroci frecciate contro i potenti di turno.
Nella vicina Fondamenta dei Mori si passa davanti alla casa del celebre pittore Jacopo Robusti, in arte Tintoretto, che qui visse tutta la sua vita: è un bel palazzetto con tipiche finestre in gotico veneziano. Sulla facciata si nota una lapide e un ritratto del pittore, insieme a una piccola effige di Ercole.
Non lontano da Campo dei Mori si trova la chiesa Tintoretto. Qui, nella chiesa della Madonna dell’Orto, l’artista ha realizzato una straordinaria serie di tele e vi è sepolto insieme ai figli Marietta e Domenico, nella cappella absidale di destra. In origine, la bella chiesa trecentesca era dedicata a San Cristoforo. Cominciò a essere popolarmente chiamata Madonna dell’Orto dopo che vi fu trasferita un’antica statua della Vergine, rinvenuta in un orto vicino e ritenuta miracolosa. Tra le opere custodite all’interno della chiesa, oltre alle tele del Tintoretto, si trovano anche capolavori di Palma il Giovane e Cima da Conegliano.

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CAMPO SAN COSMO, GIUDECCA

In uno dei luoghi più suggestivi di Venezia, Campo San Cosmo sull’isola della Giudecca, sorge l’ex convento rinascimentale dei Santi Cosma e Damiano, accanto alla chiesa cinquecentesca, oggi riconvertita in centro di innovazione per nuove imprese, eventi, corsi.
Ai tempi della Serenissima, la chiesa dedicata ai santi Cosma e Damiano conservava al suo interno numerose opere d’arte realizzate da grandi artisti come Palma il giovane, Tintoretto, Tiepolo, Pittoni, Padovanino, Molinari, opere poi disperse durante il dominio Napoleonico. Nel corso del tempo l’edificio ha cambiato varie volte destinazione, fino a diventare nel 1895 opificio per la produzione di filati e prodotti tessili della ditta Maglierie Herion e oggi sede del polo di sviluppo per nuove imprese.
Accanto alla chiesa, sorge l’ex convento dei Santi Cosma e Damiano, fondato nel 1481, le cui monache vivevano in stretta osservanza delle regole benedettine ed erano, nella maggior parte dei casi, nobili donne veneziane che portavano ingenti ricchezze come dote al convento. Ciò permise al monastero di ingrandirsi e di acquisire considerevoli opere d’arte, che andarono disperse dopo la caduta della Repubblica. L’edificio divenne proprietà del Comune di Venezia nel XIX secolo e fu trasformato in caserma, poi fu abbandonato, diventando rifugio per le persone povere e senza tetto.
Tutto il complesso conventuale è stato restaurato dal Comune di Venezia negli anni Novanta per ospitare appartamenti di residenza pubblica, laboratori per artisti e artigiani e sedi di spazi culturali, come la Fondazione Bevilacqua La Masa, dedicata all’arte contemporanea, il Centro Teatrale di Ricerca e la Fondazione Archivio Luigi Nono.
Nel chiostro dell’ex convento, la Fondazione Bevilacqua La Masa mette a disposizione, a favore di giovani artisti, nove atelier mentre, nella Sala del Camino, vengono periodicamente allestite mostre di autori contemporanei. Maggiori informazioni su https://www.comune.venezia.it/it/content/fondazionebevilacqua-la-masa. Gli studi e i laboratori degli artisti e artigiani del chiostro, circa una decina, sono aperti al pubblico.

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CAMPO SAN DONATO, MURANO

L’isola di Murano, raggiungibile da Venezia con un breve viaggio in vaporetto, è in realtà un piccolo arcipelago di sette isole, tra loro collegate da ponti. Qui, fin dal Medioevo, si producono raffinatissime opere in vetro, uno dei simboli dell’artigianato italiano nel mondo.
Campo San Donato è il luogo dove sorge la stupenda Basilica dei Santi Maria e Donato, una delle più grandi e antiche basiliche della laguna.
Fondata, sembra, nel VII secolo, venne riedificata nelle forme attuali all’inizio del XII secolo e completata nel 1140. Una volta entrati, colpisce subito la bellezza del grandioso pavimento a mosaico, con figure di animali e intrecci geometrici. Sopra l’altare, nel catino absidale, lo sguardo si posa sul grande mosaico della Madonna Orante, realizzato in vetro su fondo d’oro, opera del XII secolo, uno dei più alti esempi di arte bizantina veneziana.
Alle pareti si possono ammirare pregevoli opere pittoriche di Paolo Veneziano, il più importante artista del primo Trecento veneziano, e di Lorenzo Veneziano, mentre nell’attiguo Battistero si trova il monumentale sarcofago degli Acilii, di epoca romana, proveniente dalla necropoli di Altino, ma successivamente reimpiegato a Murano come fonte battesimale.
Per l’ingresso alla Basilica è richiesta un’oblazione volontaria che viene destinata alle attività di restauro e manutenzione ordinaria, per la sorveglianza e la preservazione delle opere e della Basilica. Maggiori informazioni su https://www.sandonatomurano.it/basilica-dei-santi-maria-e-donato.
Adiacente alla torre campanaria della Basilica, sorge il Monumento ai Caduti di Murano, grandiosa opera dello scultore e artista del vetro Napoleone Martinuzzi, realizzata tra il 1923 e il 1927.

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Scopri tutto l’itinerario “Murano, l’isola della luce
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CAMPO DELLA CHIESA A MALAMOCCO, LIDO

Malamocco è il borgo di pescatori, ortolani e merlettaie che ha fatto innamorare il fumettista Hugo Pratt, tanto che qui sono ambientate diverse storie del suo Corto Maltese.
È una zona defilata del Lido, all’estremità sud dell’isola, dove si può passeggiare lungo calli e campielli, come in una piccola Venezia, e lasciarsi deliziare dalla cucina di pesce (fritto e polpette sono tra i piatti più amati dagli isolani!). La storia di questo borgo è millenaria: erede di uno dei più antichi siti della laguna (la mitica Metamaucus), è stato dall’VIII al IX secolo capitale ducale, ossia sede dei primi dogi veneziani, trasferita in seguito a Rialto.
Il quattrocentesco Palazzo Pretorio, affacciato su Campo della Chiesa – dove si vedono anche due antiche vere da pozzo – ospita una mostra permanente di reperti archeologici, i quali provengono dagli scavi condotti nelle immediate vicinanze del Palazzo, e in altre zone del Lido e di Pellestrina. Di fronte al Palazzo si trova la Chiesa di Santa Maria Assunta, in stile gotico, il cui fianco domina la Piazza Maggiore. Al suo interno è conservata la preziosa statua della Madonna di Marina, festeggiata ogni luglio con una storica processione religiosa. Si tratta di una tradizione che nasce nel Trecento: secondo la leggenda, il malamocchino Felice Dario trovò un tronco in riva al mare e lo portò a casa per farne legna da ardere. Per tre volte il tronco scomparve per riapparire nel luogo originario, fino a quando dal pezzo di legno apparve l’immagine della Vergine. Da allora, si ricorda il miracolo della Madonna “del zocco”, detta poi “Madonna di Marina”.

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Photo credits:
Daniel Eruanga/Wikimedia: Chiesa San Francesco della Vigna, Chiesa San Martino, Scuola Grande di San Marco, Santuario di Lucia, Chiesa di San Rocco, Scuola San Rocco, Basilica della Madonna della Salute, Basilica di San Marco;
Convento di San Francesco del Deserto: San Francesco del Deserto;
Parrocchia dei Frari: Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari;
Parrocchia di San Pantalon: Chiesa di san Pantalon;
Confraternita di San Teodoro: Scuola Grande di San Teodoro.


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a cura del Servizio Turismo Sostenibile della Città di Venezia
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Photo credits:
Ghetto Venezia, TGS Eurogroup, Comune di Venezia.


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